Bruno De Filippi nasce a Milano l’8 maggio 1930 e dedica tutta la sua vita all’attività di musicista e compositore.
Autodidatta, dotato sin dall’infanzia di grande sensibilità e passione per la musica, all’età di sette anni riceve le prime lezioni di mandolino dallo zio Andrea, che guida i suoi primi passi nel mondo delle note. Esordisce nel 1951 come chitarrista nei “Rocky Mountains Ol’ Time Stompers”, una delle poche formazioni che a quei tempi interpretavano la musica western in Italia. Il complesso nel 1954 diventa “I Campioni” ed è il gruppo ufficiale del cantante Antonio Lardera (che acquisterà poi notorietà come solista con lo pseudonimo di Tony Dallara).
Nel 1958 è nell’orchestra del Festival di Sanremo quando Domenico Modugno vince con “Nel blu dipinto di blu” (“Volare”). Già in questo periodo compone e incide parecchi brani di musica leggera. Tra tutti il più noto è “Tintarella di Luna”, ideato con Franco Migliacci nel 1959, inizialmente proposto da “I Campioni” e poi da Mina. In breve il brano diventa un successo internazionale ed è ancor oggi un evergreen eseguito in tutto il mondo.
Nel 1962 forma “Bruno De Filippi e il suo complesso”, con il quale suona permanentemente in parecchi locali in Italia e all’estero. Nel 1968 al Festival di Sanremo accompagna con il banjo il celebre Louis Armstrong; in una pausa delle prove si trova per caso ad improvvisare con Louis “Do you know what it means”, evento grazie al quale si instaura un particolare feeling musicale che poi Bruno racconterà spesso tra i suoi aneddoti preferiti durante le interviste e nei concerti.
Dalla metà degli anni ’60 collabora come chitarrista alle realizzazioni discografiche e agli spettacoli di famosi cantanti italiani, tra cui Mina, Adriano Celentano, Johnny Dorelli, Ornella Vanoni, Enzo Jannacci, Caterina Valente.
Negli anni ’70 intensifica la sua attività proponendosi anche come armonicista e si fa apprezzare come uno degli interpreti più raffinati, con assoli al fianco di Mina, Pino Daniele, Toquiño, Rossana Casale, Gino Paoli, Angelo Branduardi, Milva, Modugno. Con parecchi di questi cantanti suona spesso in tournée, sia in Italia che all’estero (Francia, Germania, Spagna, Giappone, America Latina).
Contemporaneamente affianca alla musica leggera la sua passione per il jazz. Nella sua città, Milano, è assiduo frequentatore del mitico “Capolinea”. Si esibisce e registra musica jazz con i più importanti esponenti del panorama internazionale (Barney Kessel, Toots Thielemans, Bud Shank, Bill Russo, Gerry Mulligan, Astor Piazzolla, Les Paul, Chet Baker, Lionel Hampton, Lee Konitz e molti altri), e italiani (come Franco Cerri, Enrico Intra, Renato Sellani). Dalla metà degli anni ’80 inizia la produzione di parecchi album a suo nome (di cui alcuni registrati a New York).
In quegli anni si intensificano le sue esibizioni live nei più prestigiosi jazz clubs del mondo: importanti palcoscenici hanno ospitato la sua armonica e la sua chitarra. Ad esempio, negli Stati Uniti si esibisce al “Blue Note”, al “Town Hall Theatre” e al “Birdland” di New York City; inoltre al “Green Mill” di Chicago e al “Pier House” di Key West. In Italia suona al “Teatro dell’Opera” di Roma e nella sala Verdi del “Conservatorio della Musica” di Milano. Ha tenuto concerti anche nei jazz clubs di molte città della Germania, alla “Philarmonic Hall” di San Pietroburgo e alla “Convention Hall” di Hong Kong. Tra i jazz festivals, da sottolineare le partecipazioni al “Jazz at the Tropics” di Miami, al “Django Reinhardt Festival” di Fontainbleu (Francia) e al “Jakarta Jazz Festival” (Indonesia). Il brano “Soft Drink”, composto nel 1985, è uno swing che ripetutamente usa come sigla di apertura dei suoi concerti. In poco tempo il pezzo diventa molto noto tra gli amici jazzisti e diventa una sorta di brand del Bruno armonicista. Oggi i colleghi lo eseguono spesso in suo onore.
Negli anni ’90 l’incontro con il pianista Don Friedman risulta in un vero e proprio sodalizio, che li vede incidere parecchi album ed effettuare tournée in Europa, negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Giappone, Indonesia e Hong Kong: insieme riscuotono grande successo di pubblico e di critica.
Negli anni ’80 e ’90 si trova a duettare sui migliori palcoscenici con coloro i quali considera i suoi maestri per la chitarra e l’armonica a bocca, rispettivamente Barney Kessel e Toots Thielemans. Ad entrambi è legato da fraterna amicizia e da un feeling speciale, che si percepisce anche nell’ascolto delle loro esecuzioni. Il genere che più lo appassiona nel jazz sono comunque le big bands. E’ quindi molto motivante per lui ogni invito ad affiancare come solista la Jazz Class Orchestra, e successivamente la Big Band di Enrico Intra e la Big Band di Paolo Tomelleri. Da maturo e affermato musicista è molto incline ad offrire a selezionati giovani talenti italiani l’opportunità di esibirsi e di suonare con lui. Molti di loro sono oggi validissimi e noti professionisti del panorama jazzistico internazionale.
In una cerimonia alla “Società del Giardino” di Milano nell’aprile 2000 riceve uno speciale riconoscimento per il suo contributo alla musica. Nell’ultimo suo decennio Bruno continua a suonare, a registrare dischi e a viaggiare ovunque (si vanta di aver fatto per ben tre volte il completo giro del mondo tra il 2000 e il 2009 !) allo scopo di trascorrere altre ore felici con gli amici musicisti di tutti i continenti, esibendosi in concerti programmati o in improvvisate jam sessions.
Nel 2009 partecipa con grande entusiasmo al disco pubblicato da Preludio “Io ho in mente te”, del quintetto vocale a cappella ALTI & BASSI, sovrapponendo la sua fantastica armonica alle vocali armonie jazz del brano “Il Cielo in una stanza”. Sebbene provato da lunga e dolorosa malattia, riesce a suonare in pubblico fino a poche settimane prima della fine della sua vita terrena, conclusasi il 16 gennaio 2010. Ci lascia molte sue testimonianze musicali: grazie ad esse oggi Bruno può ancora suonare per noi