Symphony in three movements
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In agreement with the heirs of composer Vincenzo Manno (1901-1981), Preludio has the honour of publishing this score, his Sinfonia in three movements for large orchestra.
Vincenzo Manno is a Roman composer who died in 1981. He grew up in a family of musicians consisting of his father Sigismondo, a composer and band conductor whose compositions include an Ouverture per pianoforte and two band marches Gilda and Era Novella, e dai due fratelli del padre; uno, di nome Gaetano, 1^ tromba presso l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e insegnante di tromba presso il Conservatorio Cherubini di Firenze, e l’altro, di nome Vincenzo, insegnante di direzione d’orchestra presso il Conservatorio G. Verdi di Milano.
In agreement with his heirs, Preludio has the honour of publishing this score, his Sinfonia in three movements for large orchestra.
Nel panorama musicale “colto” del Novecento europeo Sinfonia in tre tempi rappresenta sicuramente un ragguardevole e indiscusso esempio di neoclassicismo autoctono italiano. La forma composta del brano, lo stile elegante della costruzione, il carattere controllato e disinvolto del materiale musicale e ancora l’espansione mediterranea dei temi e delle linee melodiche rendono l’opera vicina nello spirito e nelle intenzioni alle maggiori opere dei grandi maestri italiani del Novecento. Nelle pagine di Sinfonia in tre tempi rivive in modo originale, senza alcun plagio o citazione, lo stile musicale italiano che va da Ildebrando Pizzetti ad Alfredo Casella e a Gianfrancesco Malipiero. Da quest’ultimo, in particolare, Vincenzo Manno assorbe ed elabora personalmente la lezione estetico-formale. Il compositore romano, conservando intatta la freschezza delle idee musicali – di schietta sensibilità italiana –, dipinge nei tre movimenti coloriti paesaggi che risultano essere estremamente differenti fra di loro e in parte anche notevolmente contrastanti. L’Autore si mantiene però saldamente ancorato a uno stesso concetto di forma unitaria tipicamente classico sfruttando molecole melodiche presenti in tutti e tre gli episodi; la tavolozza dei molteplici colori orchestrali utilizzati conferma una grande sapienza timbrica. La sua conoscenza dell’orchestra (in parte innata e in parte acquisita mediante lo studio accademico, poi vivificato con l’esperienza diretta di numerosi anni d’attività direttoriale) esce dai limiti delle convenzioni leziose e manieristiche per divenire oggetto di esperienza timbrica innovativa e generativa.
Vista la struttura della composizione e l’ordine di successione tradizionalmente convenzionale dei tre tempi, vista la grandiosità dei mezzi dispiegati l’opera potrebbe essere anche riletta come un ottimo esempio di concerto per orchestra. La tripartizione così scrupolosamente organizzata ce ne darebbe la piena conferma. Non sarebbe però questo lavoro di Vincenzo Manno il primo esempio presente nella storia della musica, già altri autori del Novecento italiano ed europeo ne lasciarono validissime testimonianze. Ogni tempo di Sinfonia in tre tempi richiama un mondo sonoro e una struttura estetica autonomi, ma in ciascuno dei tre episodi permane costantemente l’impiego del bitematismo e anche del politematismo, nonché della forma ciclica (peculiarità quest’ultime tipiche del poema sinfonico romantico). Rimane anche testimonianza però della generale forma tripartita A-B-A così come la tradizione classica da secoli ci ha tramandato.
Il materiale tematico scaturisce da pochissimi e misurati elementi melodici sfruttati dal Maestro nella loro essenza morfologica con grande intelligenza e con calcolata parsimonia. Essi sono: l’intervallo di quarta giusta ascendente e discendente e l’intervallo di semitono. Impiegati sia in direzione orizzontale sia in senso verticale rappresentano la fonte primaria a cui il compositore attinge. In tutto il lavoro sono queste due uniche cellule elementari che generano e vivificano continuamente il tessuto musicale. In particolare le quarte giuste vengono spesso moltiplicate in linea orizzontale ascendente. Dalla loro somma ha luogo un altro elemento tematico certamente non meno rilevante: la settima. Facilmente riscontrabile in tutti e tre gli episodi dell’opera, essa, nelle sue varie specie, compare come elemento opposto al tonalismo accademico e si insinua nel tessuto armonico-accordale come elemento di disturbo. Al contrario, però, nell’evoluzione della composizione la sua presenza crea interesse e dinamismo. Il suo permanere annulla la staticità delle obsolete costruzioni consonanti e conduce alla ricerca di nuove soluzioni armoniche inattese entro le quali collocare e risolvere le tensioni dei numerosi accordi aspramente dissonanti.
Pregevole e indubbiamente meritorio questo minimalismo di mezzi lessicali ai quali Vincenzo Manno fa ricorso con consumata e oculata esperienza artistica. Già grandi classici della storia della musica “colta” – tra i quali J. S. Bach stesso (solamente per citare il più grande) – ne fecero ricorso in un passato remoto e anche in tempi più recenti, ciò affinché lo stile e la forma fossero unitari e affinché il loro pensiero musicale fosse espresso in modo chiaro e conciso e ancora affinché le loro idee fossero spoglie di quegli orpelli che connotano e distinguono un’opera di valore da un lavoro decadente o solo convenzionale e scontato.
Giuseppe Caffi
Additional information
Year | 2013 |
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Authors/Interpreters/Arrangers | Vincenzo Manno |
Orchestration | Symphony Orchestra |
Support | Paper score, PDF score |
Typology |
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