La composizione è strutturata in sette sezioni, corrispondenti alle strofe dell’inno gregoriano. Le sezioni dispari sono concepite per un organico vocale (soli o coro) di quattro, cinque e otto voci; le strofe pari sono invece destinate a una voce solista o a una singola sezione del coro con l’accompagnamento di quattro strumenti (viole da gamba o tromboni). E’ possibile raddoppiare le parti vocali con altri strumenti, in ossequio agli usi antichi; tale scelta potrà essere operata per fini estetici o per necessità. È anche realizzabile un’esecuzione interamente vocale, sostituendo le sezioni II, IV, VI con le corrispondenti strofe in canto gregoriano.
Il brano, composto nel 2007 per il coro e per gli strumentisti del Conservatorio di Como, è ispirato ai capolavori della grande scuola polifonica fiamminga e richiama in particolar modo alcune tecniche contrappuntistiche praticate da Pierre de la Rue, Heinrich Isaac e Adrian Willaert.
La scelta di comporre su cantus firmus gregoriano soddisfa diverse finalità didattiche e accademiche: prima fra tutte vi è l’esigenza di destinare ai cantori più giovani una parte molto semplice che, non presentando particolari difficoltà di lettura, favorisca la cura dell’intonazione e della vocalità. Ai cantori più esperti sono invece destinate le parti in stile fiorito. Gli strumentisti che raddoppiano le parti vocali dovranno prestare una particolare attenzione al testo, guida sicura e irrinunciabile per la corretta scelta delle articolazioni e del fraseggio.
Per valorizzare le caratteristiche armoniche dell’inno sarebbe efficace l’utilizzo del temperamento mesotonico.